Estratto dall’intervista di Alain Elkann al direttore artistico delle Serpentine Galleries di Londra Hans-Ulrich Obrist – La Stampa 5 aprile 2020
Perché gli artisti sono così importanti?
«Perché spesso servono come un sistema di allerta. Come diceva Marshall McLuhan: “L’arte nella sua forma più significativa è un sistema di preallarme su cui si può sempre fare affidamento per dire alla vecchia cultura cosa le sta accadendo”. L’arte evidenzia i nuovi sviluppi nei tempi a venire e ci permette di affrontarli. L’arte consente di esplorare nuovi linguaggi: così fa ad esempio l’artista Ian Cheng di cui ho curato la mostra Emissary in the Squat of God e che ha esposto alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Madrid. Ian Chengsta lavorando sulla realtà simulata dimostrando che le opere d’arte sono un sistema nervoso centrale».
Come si possono aiutare gli artisti in questi tempi?
«È un momento difficile per tutti. È fondamentale sostenere gli artisti e il ruolo della cultura.
Come ha detto Ben Okri la scorsa settimana, “Abbiamo bisogno dell’arte per ricordarci perché vale la pena vivere. Abbiamo bisogno dell’arte per risvegliare il nostro senso della meraviglia, per ricordarci la nostra libertà… Quando meno ce lo aspettiamo, riusciamo a essere più di noi stessi. E il cuore di questo è l’immaginazione. Ciò che possiamo immaginare, la volontà può raggiungere”. L’arte è uno strumento per unire luoghi, idee e stili di vita, per affrontare i problemi più terribili con onestà e speranza».
L’arte contemporanea è destinata a durare?
«L’arte è ciò che si ricorda di più dei tempi di Goya, più di ogni altra cosa. Più di ogni politico.
La grande arte può durare. Come mi disse una volta Mario Merz, è molto difficile durare, ma i grandi artisti del nostro tempo dureranno nel tempo, come Goya. Ciò che sarà ricordato del nostro tempo saranno gli artisti e l’arte».